I MIEI RICORDI DELLA DEFUNTA SUOR
FAUSTINA
Ci sono delle verità di fede che sembrano esser conosciute, di cui si parla
spesso, ma senza capirle e tantomeno viverle. E così è successo anche a me, per
quanto riguarda la verità della Divina Misericordia. Tante volte ho riflettuto
su questa verità nelle meditazioni, specialmente durante i ritiri spirituali,
tante volte ne ho parlato nelle omelie e ho ripetuto le parole delle preghiere
liturgiche, ma non cercai di approfondirne il contenuto e l’importanza per la
vita spirituale: in particolare non riuscii a capire, e all’inizio non potei
accettare che la Divina Misericordia fosse l’attributo più alto di Dio
Creatore, Salvatore, Santificatore. Ci voleva un’anima semplice e santa,
profondamente unita a Dio, la quale – come credo – per ispirazione Divina me ne
parlò incitandomi a studiare, a cercare e a riflettere su questo tema.
Quest’anima era Suor Faustina, ora defunta (Helena Kowalska) della
Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia. Essa
lentamente arrivò a convincermi al punto tale che oggi considero il culto della
Divina Misericordia, e particolarmente l’istituzione della festa della Divina
Misericordia la prima domenica dopo Pasqua come uno degli obiettivi prioritari
della mia vita.
Conobbi Suor Faustina in estate (nel luglio o nell’agosto del 1933), come
una delle penitenti della Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della
Misericordia a Vilnius (via Senatorska 25). In quel periodo ero confessore ordinario di questa
Congregazione.
Attirò la mia attenzione con una sensibilità straordinaria della coscienza,
e con la sua stretta unione con Dio. Il più delle volte non c’era materia per
l’assoluzione e mai offese Dio con un peccato grave.
Sin dall’inizio mi comunicò di conoscermi da tempo grazie a qualche
visione, che avrei dovuto essere il suo direttore spirituale e che avrei dovuto
realizzare qualche piano divino che mi sarebbe stato trasmesso per suo tramite.
Non presi sul serio questo suo racconto e sottomisi Suor Faustina a una
prova che la spinse a cercare un altro confessore, col permesso della
Superiora. Dopo un certo tempo tornò da me e dichiarò di essere pronta a
sopportare tutto ma che non sarebbe andata più via da me. Non posso ripetere in
questo luogo tutti i dettagli di questo colloquio che in parte si trova nel suo
diario che ella scriveva su mia richiesta, poiché più tardi le avrei vietato di
raccontare le sue esperienze durante la confessione.
Conoscendo meglio Suor Faustina, constatai che i doni dello Spirito Santo
operavano in lei
in modo nascosto, ma in alcuni momenti, assai frequenti, si manifestavano
più chiaramente, conferendole un’intuizione viva che coinvolgeva la sua anima,
risvegliava slanci di amore,
nobili ed eroici atti di rinnegamento di se stessa. In particolare di
frequente si manifestava l’opera del dono della scienza, della sapienza e
dell’intelletto grazie alle quali Suor Faustina vedeva chiaramente la nullità
delle cose terrene e l’importanza della sofferenza e delle mortificazioni.
Comprendeva con semplicità gli attributi di Dio, e particolarmente la Sua
Misericordia Infinita. Alle volte aveva una visione beatificante vedendo una
luce inaccessibile. Fissava lo sguardo in questa luce per un po’di tempo, vedendo apparire la figura di Cristo che
camminava, benedicendo il mondo con la mano destra, e con la mano sinistra
aprendo la veste vicino al Cuore. Da sotto la veste uscivano due raggi - bianco e rosso. Suor
Faustina aveva tali visioni, e altre ancora, già da alcuni anni e sentiva
parole soprannaturali che percepiva con il senso dell’udito, con l’immaginazione e con la mente.
Temendo che Suor Faustina potesse avere delle illusioni, delle
allucinazioni o delle idee fisse mi rivolsi alla Superiora, Madre Irene, per
essere informato su chi fosse Suor Faustina, che opinione avevano di lei le
altre Suore della Congregazione e le Superiori. Chiesi anche di controllare il
suo stato di salute dal punto di vista psicologico e fisico. Dopo aver ricevuto
delle risposte positive sotto ogni aspetto, aspettai ancora un po’di tempo, in
parte non credevo fino in fondo, riflettevo, pregavo e cercavo, chiedevo
consigli ad alcuni sacerdoti più esperti per sapere come comportarmi, senza
dire di che cosa né di chi si trattasse.
E si trattava di realizzare alcune presunte, ferme richieste del Signore
Gesù: dipingere un’immagine che Suor Faustina vedeva e istituire la festa della
Divina Misericordia la prima domenica dopo Pasqua. Alla fine, motivato più
dalla curiosità di come sarebbe stata questa immagine piuttosto che dal fatto
di credere nella verità delle visioni di Suor Faustina, decisi di far dipingere
questo quadro. Mi misi d’accordo con Eugeniusz Kazimirowski, un artista pittore
che abitava con me nella stessa casa. L’artista doveva dipingere il quadro in
cambio di una somma pattuita. La Superiora diede il suo permesso e Suor
Faustina, due volte alla settimana, veniva nello studio del pittore, per dare
delle indicazioni su come doveva essere dipinta questa immagine.
Il lavoro durò per alcuni mesi e finalmente, a giugno o a luglio del 1934,
l’immagine fu dipinta. Suor Faustina si lamentò che l’immagine non era così
bella come quella che lei vide , ma Gesù la calmò dicendo che andava bene così
com’era, aggiungendo: “Porgo agli uomini il recipiente, col
quale debbono venire ad attingere le grazie alla sorgente della Misericordia.
Il recipiente è quest’immagine con la scritta: Gesù confido in Te” (Diario,
327). (vedi Immagine)
All’inizio Suor Faustina non seppe spiegare il significato dei raggi che
apparivano nell’immagine. Dopo alcuni giorni, disse che Gesù stesso le aveva
spiegato durante
la preghiera: “I due raggi sul quadro rappresentano il Sangue e
l’Acqua. Il raggio pallido rappresenta l’Acqua che giustifica le anime; il
raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime. Entrambi i raggi
scaturiscono dal Mio Cuore che venne aperto sulla Croce. Tali raggi riparano le
anime dallo sdegno del Padre Mio. Beato colui che vivrà alla loro ombra, poiché
non lo colpirà la giusta mano di Dio”… “Prometto che l’anima, che venererà
quest’immagine, non perirà. Prometto pure già su questa terra, ma in
particolare nell’ora della morte, la vittoria sui nemici. Io stesso la
difenderò come Mia propria gloria. (...) Io desidero che la prima domenica dopo
Pasqua sia la festa della Divina Misericordia”…“L’anima che quel giorno si
accosta alla confessione ed alla Santa Comunione riceve il perdono totale delle
colpe e delle pene”… “L’umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con
fiducia alla Divina Misericordia”… “Prima di venire come Giudice giusto, vengo
come Re di Misericordia, affinché nessuno possa giustificarsi nel giorno del
giudizio, che non è così lontano..."
Questa immagine era un po’innovatrice, riguardo al contenuto, perciò non
potevo appenderla in chiesa senza il permesso dell’Arcivescovo e mi
vergognavo a chiederglielo, e ancor di più a raccontargli qual’era la provenienza di questo quadro. Per questo
lo collocai al buio, in un corridoio, accanto alla chiesa di San Michele (nel convento delle
Suore Bernardine), di cui ero rettore. Suor Faustina mi preannunciò le difficoltà collegate
alla permanenza presso questa chiesa, e in effetti, gli eventi straordinari si
susseguirono abbastanza velocemente. Suor Faustina chiese che l’immagine fosse a ogni costo collocata in una
chiesa, e io invece non ebbi fretta. Alla fine, la Settimana Santa del 1935 ella, Suor Faustina
dichiarò che il Signore Gesù mi chiedeva di collocare questa immagine per tre giorni a
Ausros Vartu, per il triduo previsto per la chiusura del giubileo della Redenzione che si
sarebbe tenuto il giorno della futura festa, la Domenica in Albis. Ben presto seppi che il
triduo era veramente in preparazione e il parroco di Ausros Vartu, il canonico St. Zawadzki, mi
chiese di dire l’omelia. Accettai a condizione che la finestra del colonnato
fosse decorata da quel quadro.
In quel posto l’immagine aveva un aspetto imponente attirando l’attenzione
dei passanti più dell’immagine della Madonna.
Dopo la solennità l’immagine fu rimessa al solito posto nascosto e vi
rimase per altri due anni. Soltanto il 1. IV. 1937 chiesi a Sua Eccellenza
Arcivescovo Metropolita di Vilnius il permesso di appendere questa immagine nella chiesa di San Michele, di cui all’epoca
ero rettore.
Sua Eccellenza l’Arcivescovo Metropolita rispose di non voler decidere da
solo. Sottomise l’immagine a una commissione organizzata da don Adam Sawicki,
canonico, cancelliere della curia Metropolitana. Il cancelliere ordinò di esporre il quadro nella
sacrestia della chiesa di San Michele il giorno 2 aprile.
Non sapendo a che ora ci sarebbe stato l’esame della commissione ed essendo
impegnato
al lavoro nel Seminario e all’Università, non fui presente quando la
commissione esaminò l’immagine e non so quali persone ne fecero parte. Il 3
aprile 1937 Sua Eccellenza l’Arcivescovo Metropolita di Vilna (Vilnius) mi
informò di avere già delle informazioni dettagliate riguardo a quest’immagine e
diede il suo permesso di benedirla e appenderla nella chiesa, con l’unica riserva di non collocarla nell’altare e di
non dire quale fosse la sua provenienza.
Il giorno stesso l’immagine fu benedetta e appesa accanto all’altare
maggiore, dal lato del leggio. Alcune volte fu prestata dalla parrocchia di San Francesco (ex
Bernardina) per la processione del Corpus Domini, per l’allestimento degli altarini. Il
28.XII.1940 le Suore Bernardine la trasportarono in un altro luogo, e in
quell’occasione l’immagine fu un poco danneggiata, e nel 1942, quando le suore furono arrestate dalle
autorità tedesche, l’immagine tornò al suo posto accanto all’altare maggiore,
dove è rimasta fino ad oggi, circondata dalla grande devozione dei fedeli e
adornata di numerosi ex-voto. Alcuni giorni dopo il triduo a Ausros Vartu, Suor Faustina mi raccontò
quello che visse durante la solennità. Tutto è dettagliatamente descritto nel
suo diario. Successivamente, il 12 maggio, vide nello spirito il Maresciallo J.
Pilsudski agonizzante e mi raccontò delle sue terribili sofferenze. Il Signore
Gesù le avrebbe mostrato questo dicendo: “Guarda come finisce la grandezza di questo mondo”. Poi vide ancora il giudizio della sua
anima, e quando chiesi come fosse finito, rispose: “Sembra che per
intercessione della Madre Dio abbia vinto la Divina Misericordia”. Presto
iniziarono le grandi difficoltà predette da Suor Faustina (dato il mio
soggiorno presso la chiesa di San Michele). Queste difficoltà aumentarono
sempre più fino a giungere a un punto culminante nel gennaio del 1936. Di queste difficoltà non parlai quasi con nessuno, e soltanto durante un
giorno critico chiesi a Suor Faustina di pregare. Con mio grande stupore, lo stesso giorno, tutte
le difficoltà svanirono come una bolla di sapone. Suor Faustina mi disse di
aver preso su di sé le mie sofferenze e quel giorno ne sperimentò così tante,
come non successe mai in tutta la sua vita. Poi, quando chiese aiuto a Gesù si
sentì rispondere: “Sei stata tu a proporre di soffrire per lui, e adesso non lo vuoi? Ho permesso che tu sperimentassi solo una parte delle sue
sofferenze”.In questo luogo con estrema precisione mi disse quale era la causa delle
mie difficoltà. Il tutto le sarebbe stato comunicato in modo soprannaturale. Me lo disse
con una precisione sconvolgente, tanto più che non poteva in nessun modo
conoscere i particolari. Ci furono anche altri casi simili. A metà aprile del 1935, su ordine della Superiora Generale, Suor Faustina
partì per Walendow, e poi per Cracovia, mentre io riflettevo seriamente sul messaggio della
Divina Misericordia e iniziai una ricerca negli scritti dei Padri della Chiesa per avere la
conferma che la Misericordia fosse l’attributo più alto di Dio, come diceva Suor
Faustina, poiché non avevo trovato niente negli scritti dei teologi più
recenti. Con grande gioia trovai espressioni simili
in San Fulgenzio e San Ildefonso e ancor di più in San Tommaso e
Sant’Agostino il quale commentando i Salmi parlò molto della Divina Misericordia
chiamandola l’attributo più alto
di Dio. Da quel momento non ebbi più seri dubbi riguardo al carattere
soprannaturale delle apparizioni di Suor Faustina. Iniziai a pubblicare degli
articoli sulla Divina Misericordia nelle riviste di teologia, motivando con
degli argomenti razionali e liturgici il bisogno di istituire una festa della Divina Misericordia la prima domenica dopo Pasqua
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